J. Anderson Coats
Amo molto J. Anderson Coats, ed ero curiosa di vedere come se la sarebbe cavata allontanandosi dal romanzo puramente storico per unirvi tocchi di magia.
La risposta è: benissimo, creando una storia credibile e commovente, spaventosa in alcuni punti, in cui tutti i personaggi sono realistici e commoventi, ma non c’è spazio per un lieto fine zuccheroso, perché tutto ha un prezzo.
Sopratutto se ci si mettono in mezzo le fate.
Non le svolazzanti, scintillanti creaturine a cui siamo abituati a pensare, ma le Fate originali, l’Altra Gente: crudeli, annoiate, spietate, legate ai patti ma infide nello stringerli.
Comunque, racconta la leggenda (attestata da due fonti) che attorno al 1200, nei pressi del villaggio di Woolpit, vennero trovati due bambini: non parlavano nessuna lingua nota, erano vestiti interamente di verde e, sopratutto, erano verdi di pelle.
Chi erano? Bambini perduti o fate che si erano smarrite?
Agnes, la fantasiosa, affettuosa protagonista di questo romanzo, lo sa bene; ma sa anche che non si deve aver a che fare con le Fate.
Eppure, se si vuole riconquistare un’amica ormai lontana, se c’è la promessa di scoprire chi è la tua vera madre, come resistere?
Un viaggio nello spazio e nel tempo, un’immersione in un mondo che non c’è più, con una leggenda (?) che si fonde alla perfezione nella vicenda.
Una gemma, che spero venga tradotta anche in Italia.